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Successi economici e ostacoli geopolitici:il 2017 lungo le nuove vie della seta.
BOLLETTINO IMPERIALE Dalla prospettiva della Cina, la Belt and Road Initiative ha riscosso buoni risultati, ma non sono mancati gli intoppi. Per schivare le pressioni di Usa, Giappone e India e rendere più accattivante il progetto agli occhi dei paesi partner, la soluzione è elevare la trasparenza del progetto. di Giorgio Cuscito Nel 2017 Pechino ha dimostrato che la Belt and Road Initiative (Bri, o nuove vie della seta) non è solo un progetto infrastrutturale, ma il prisma con cui osservare la geopolitica cinese, proiettata verso l’estero e intimamente connessa alle questioni economiche e politiche interne.
L’inserimento della Bri nello statuto del Partito comunista cinese (Pcc) durante il 19° Congresso nazionale ha rimarcato la sua rilevanza nel lungo periodo per il “sogno cinese” del “risorgimento della nazione”, ovvero il ritorno della Cina a rango di potenza mondiale entro il 2050.
La Bri ha contribuito a “questo risorgimento” riducendo in qualche misura la sovracapacità industriale del Dragone, alimentando la crescita di alcune aree interne alla Repubblica Popolare (vedi la municipalità di Chongqing o l’instabile Xinjiang), gli investimenti in uscita, le acquisizioni di know-how straniero e l’aumento del commercio. Inoltre, ha permesso a Pechino di proporre al mondo la sua versione della globalizzazione, complici i provvedimenti protezionistici annunciati dagli Usa di Donald Trump. A cominciare dal ritiro dalla Trans Pacific Partnership (Tpp) e dall’accordo sul clima di Parigi.
Eppure gli ostacoli sono stati diversi lungo le nuove vie della seta. Usa, Giappone, India e Germania considerano la Bri uno strumento con cui la Cina potrebbe penetrare in settori d’interesse strategico stranieri. Alcuni progetti hanno subito rallentamenti o sono stati interrotti a causa di circostanze geopolitiche ed economiche legate ai paesi partner. Il divario di ricchezza tra regioni costiere e interne e tra città e campagne è ancora il principale nodo economico interno alla Repubblica Popolare.
Nei prossimi anni, il consolidamento dei progetti e l’espansione degli interessi del Dragone lontano dai propri confini potrebbero esporre maggiormente l’iniziativa a questi fattori. Per arginarne le ripercussioni, Pechino dovrebbe accrescere la trasparenza dell’iniziativa, mentre i paesi interessati dovrebbero cogliere l’occasione per accrescere i propri interessi in Cina. Nel lungo periodo, l’istituzione di una vera e propria organizzazione che sovraintenda la Bri alimenterebbe la fiducia attorno ad essa e quindi il soft power della Repubblica Popolare.
Fonte: Limes (Rivista di geopolitica).